Era la mia fissazione, la mia nevrosi e, alla fine… la mia morte.

Perché da un amore del genere non ci si riprende mai.

O da un cuore spezzato.

A rigor di logica, dovrei lottare.

A rigor di logica, dovrei cercare di scappare.

Ma la logica non esiste nella Notte del Diavolo.

È così che funziona l’ossessione.

All’inizio, si desidera solo uno sguardo, un tocco, una parola, ma poi si diventa sempre più avidi e non se ne ha mai abbastanza.

Io non ne ho mai abbastanza.

«Ho un’idea» dico.
«Quale?»
Mi abbasso e, prima che lui se ne renda conto, spingo il pulsante dell’ascensore e, appena le porte si
aprono, schizzo fuori correndo a più non posso.
So che questa è solo una fuga temporanea.
La guerra che ho innescato senza volerlo è tutt’altro che terminata.

«Vorresti che avessi il ragazzo?»
Lui ci pensa un secondo, poi dice: «Per me sarebbe indifferente.»
Giusto.
Ovvio che per lui sarebbe indifferente.
Per quale ragione il re della giungla dovrebbe interessarsi a una cucciola quando può avere tutte le leonesse che desidera?

Tra singhiozzi e parole stentate mi raccontò tutto.

Ascoltai ma non compresi, non subito.

Avrei dovuto prevedere che le cose più terribili accadono quando è meno probabile aspettarsele. Il destino era un crudele figlio di puttana e avrei dovuto essere preparato per un altro pugno. Non ero preparato per quell’agonia la prima volta in cui quel bastardo chiamato “destino” aveva massacrato la mia vita.

Non ero pronto nemmeno quella volta.

Non ero affatto pronto, cazzo.